Intervista al direttore dell'Atisale di Sant'Antioco.

  • Pubblicato il 11/04/2019
  • da G. A. - Sant'Antioco (CA)

Visita alle SALINE DI SANT’ANTIOCO: intervista degli alunni all’Operatore della ATISALE

D: - ATI SALE è un’azienda sarda?
R:- No, fa parte del Monopolio di Stato.

D: - Ma Il sale si produce in 40 giorni ?
R: No. Perc quella gocciolina di mare che noi abbiamo preso diventi sale, si riduca e vuol dire che recuperiamo un ventesimo di quell’acqua: quindi 20 litri di acqua mare, all’ultimo un litro di acqua satura, 25,7, che usiamo per cristallizzare il sale. Quello è il percorso poi noi…la stagione dell’anno scorso è stato il top. Ma già adesso siamo in produzione.

D: - Quando inizia la stagione per produrre il sale?
R: - Non lo determiniamo noi ma lo determina il tempo. Se abbiamo una stagione precoce, noi dobbiamo esserci. Dobbiamo recuperare tutto il meglio che c’è. Dobbiamo usufruire del bel tempo, del vento, della discreta temperatura. Dobbiamo sfruttare al meglio la stagione secca, ossia l’estate, rispetto a quella umida, tuttavia anche il periodo primaverile può talvolta offrirci una temperatura idonea fruibile per quanto riguarda la coltivazione del sale. Pertanto il processo inizia, quando la temperatura lo consente, fin dai primi di marzo. Quest’anno, infatti, siamo già in fase di cristallizzazione, e molto probabilmente riusciremo a produrre fino a fine settembre, ma può essere un po' prima o un po' dopo, non siamo noi a deciderlo.

D:- Quando voi avete iniziato la raccolta, siete quasi al termine della cristallizzazione e della raccolta del sale e c’è un periodo brutto, dove inizia a piovere, vi rovina la coltura?
R- Un po' sì. Una cosa importante vi dico adesso: siamo in una salina a coltivazione pluriennale, non siamo in una salina a coltivazione annuale. Apro una parentesi: noi raccogliamo anche per la richiesta della vendita che abbiamo, noi abbiamo una salina “salvadanaio”, abbiamo 40 bacini, in 1400 ettari, Santa Caterina è 20 ettari e 20 su Palmas. Questi (vengono indicati i bacini), sono bacini da 4 ettari, e questi (vengono indicati altri bacini) sono il doppio, da 8 ettari.
Dipende dalla richiesta che l’azienda fa, noi raccogliamo in base alla richiesta, soprattutto che abbiamo in vendita. Facciamo sale su sale. Noi ogni anno, nel nostro cammino, nel decidere il bacino che dobbiamo raccogliere, sicuramente raccoglieremo quelle con sempre più annualità e li mettiamo in raccolta. Tornando alla domanda della Prof.ssa, ci dà fastidio la pioggia ma noi abbiamo anche un sistema che si chiama “ di gestione delle acque”, per quanto riguarda la congruenza fra l’acqua, la pioggia è sempre un fattore contrario a noi. Quindi cosa succede? In pratica l’acqua satura ha anche una certa densità e anche abbastanza pesante, una densità specifica, significa che l’acqua ha una sua densità…l’acqua di pioggia riamane comunque in superficie, quindi quando ci sono le piogge…ad esempio se abbiamo il maestrale sappiamo benissimo che dalla centrale elettrica ci arriva il maestrale, le bocchette su cui noi andremo ad interagire e per far sì che quest’acqua sfiori perché abbiamo messo dei livelli particolari, li abbiamo messi a filo, se è caduta 2 cm di pioggia allora abbiamo anche il pluviometro perché ci dobbiamo documentare sulla pioggia che abbiamo, togliamo 2 cm da quel livello di minima e facciamo defluire quella pioggerellina, quell’acqua dolce, che sta camminando sulla superficie, il maestrale ci sta convogliando su queste due bocchette qua, ci dobbiamo salvaguardare perché arriva una grande pioggia e finisce tutto.

D: - Qual è la differenza tra coltura annuale e coltura pluriennale?
R: - Quella che abbiamo raccolto qua dentro è il frutto di tre anni, siamo in condizione di pluriennalità. Non facciamo la raccolta annuale qua dentro. Questi erano degli impianti gestiti anticamente nell’annualità, c’erano i binari, c’era il trenino, c’erano le raccoglitrici e si faceva la raccolta. Poi con l’analisi dei costi che abbiamo fatto, con quel sistema di trenino e di binari, di tutto quello che era la parte ferrosa in un ambiente particolare, aveva dei costi enormi, qualcuno si è anche ingegnato ( io dico a malincuore, perché io sono per la pluriennalità e non per la stagionalità) e cambia anche il prodotto sale. In questo sistema di pluriennalità abbiamo 40 e facciamo 8 bacini all’anno, un quinto, stiamo raccogliendo soltanto 8 bacini e non 40, quindi convogliamo tutto su 8 bacini e con una manutenzione minima e soprattutto con una raccolta esternalizzata e sapere già il costo che hai, invece quell’altra è molto più problematica e costosa.

D:- Fate lavorare tutte le vasche evaporanti?
R:- Sempre. Fra una decina di giorni, mettiamo queste vasche qua e quest’anno abbiamo raccolto dai bacini di Palmas 3 e 4 che avevano uno spessore enorme, 60 cm di sale.

D: - Il sale viene esportato in tutta l’Italia?
R:- La nostra produzione è di circa 220 - 230.000 tonnellate, ne raccogliamo nella norma 150 -180.000 all’anno. Il 40% lo ritira LISAL – Cadelano di Assemini (sale da cucina). Noi stiamo parlando di sale che viene lavato, lo stiamo lavando e preparando all’alimentare.

D: - Lisa lo imbusta e basta?
R: - No, Lisal fa un altro lavaggio ancora e poi pratica l’essicazione. Noi però lo abbiamo già preparato per l’alimentare. I cumuli che vedete da questa parte è un sale preparato con lo zero cinque, lo zero 10, dipende dalla richiesta che ci fa il cliente. Lo 05 lo esportiamo in Francia, fa un percorso incredibile, attraversa il Rodano, la nave si ferma e dè portato in vasi paeselli all’interno della Francia.

D:- In Francia cosa fanno?
R. – Lo usano per la strada, lo 05 è con l’amido agglomerante. Un’altra parte lo stiamo consegnando in Norvegia, sempre per evitare che si ghiacci la strada. Per quanto riguarda le informazioni ulteriori che vi posso dare è che il 40% viene lavorato sull’Isola ma poi va anche sui mercati della grande distribuzione. Per quanto riguarda il sale poi c’è un’altra fetta di mercato, è sempre approssimativa, lo ritirano quasi sempre. Stiamo dando un po' di sale all’Albania, agli Inglesi per uso alimentare e ultimamente una nave ha scaricato a Costa Do, nel Mar Nero. Anche lì le navi aspettano, fanno delle risalite particolari lungo i fiumi, e consegnano il sale nei vari posti.

D: - Il sale, per uso alimentare e quello per uso stradale, è sempre lo stesso? Ha la stessa qualità e subiscono la stessa lavorazione?
R: - Sì, è lo stesso; quello per le strade potrebbe andare benissimo nelle buste. Questo è sale integrale, noi non lo diamo perché il cliente vuole che facciamo una prima chiarificazione, questo è il migliore, perché una volta che lo laviamo, anche se lo laviamo con acqua satura, con acqua che ha una salinità molto alta, viene lavato, viene purificato, perde però un po' della sua originalità. Il sale contiene magnesio, calcio, iodio e con il lavaggio tutti questi materiali vanno via. Rimane lo iodio perchè il sale lo iodio ce l’ha di suo.
Sono stati molto bravi dei commercianti, d’accordo con il Senato e il Governo dello Stato e hanno detto:- Facciamo l’analisi di tutte le saline che abbiamo in Italia, vediamo dove si arriva con i parametri dello iodio. Cosa ne esce fuori? Che al massimo ne ha lo 0,4%. Allora facciamo una cosa:per far sì che nella confezione ci sia scritto sale iodato, gli dobbiamo dare lo 0,6, e hanno messo nel mercato il salgemma, quindi il sale di miniera. Quindi ci fanno mangiare un sale che ha il 99,8% di cloruro di sodio, che ci aggredisce le vene, i reni…Il sale integrale è molto più light, ha altre sostanze rispetto al salgemma.

D:- Avete pensato ad utilizzare il sale anche per altri usi, ad es. nella cosmetica?
R:- A Sant’Antioco no, a Trapani sì ed è un po' più avanti in queste cose, hanno dei ricavati dall’acqua satura, hanno delle cremine che provengono da queste acque particolari. Non è un problema di qualità, perché Sant’Antioco è il numero 1 per qualità, il livello di oligominerale è il migliore che abbiamo, anche di quello di Conti Vecchi. Proprio l’altro giorno è venuto qui un signore con una ragazza, per un discorso di sicurezza, e ha detto da loro questo sale non esiste. Noi non ci possiamo fare niente, questa è coltura del sale, questa lavorazione che stiamo facendo non è industriale a tutti gli effetti ma è una coltivazione del sale, un bacino lo stiamo coltivando, è la cosa più bella che possiamo dire: -Stiamo coltivando il sale, poi avremo la raccolta. Stiamo coltivando alla luce del sole, non stiamo raccogliendo sotto terra come fanno gli amici del salgemma che è ben diverso…

D:- E’ di sana qualità, visto anche il poco impatto ambientale. Non avete pensato di creare delle opportunità economiche alternative ecosostenibili come hanno fatto d’altronde altre saline…
R:- A Trapani, avevamo anche le saline ma si faceva anche altro. A Cervia c’era un percorso particolare…mi ricordo un giorno eravamo col Sindaco e io gli ho detto di ricordarsi che in salina si può fare anche il sale…dopo mesi mi ha detto: - Ma lo sai che in una discussione che ho avuto mi è venuta in mente la cosa simpatica che ha detto?
Io allora gli ho ricordato che nelle saline si può fare anche il sale…Io mi auguro che qui si possa fare anche altro…

D:- Quali sono le condizioni perché ci possa essere qualche possibilità per uno sviluppo diverso?
R: - La nostra grande difficoltà a Sant’Antioco è che dalla sede centrale ci dicono che siamo un’isola felice, che siamo fuori dagli occhi, non è così semplice. Noi siamo come il baccalà, la testa è da una parte e la coda dall’altra…in Norvegia quando vendono il baccalà la testa la usano per fare il mangime e a noi danno la coda. Anche noi siamo come il baccalà, siamo staccati. La sede centrale quando vuole fare qualcosa di più la vede più per Margherita (?) e meno per Sant’Antioco. Comunque spero che anche qui si possa costruire qualcosa.

D: - Si potrebbero costruire impianti economici che portano profitto?
R: - Molti chiedono perché non creiamo la filiera con il nostro prodotto? La sede centrale ha detto che questo si fa a Foggia, qui definiamo un prodotto che va più…noi ci siamo perché c’è ancora quel po' di porto. Questa è una città che ci fa lavorare bene e noi abbiamo difficoltà a trovare navi nel mercato italiano che abbiano un cabotaggio consono… qui nel porto possiamo caricare al massimo 4200 tonnellate. Questo ci penalizza moltissimo per il Nord – Europa, non possiamo portare una navetta in Norvegia quando come minimo per abbattere i costi dovremmo caricare tra le 7 e le 8.000 tonnellate.

D: - La logistica quindi non vi aiuta?
R : - Per sviluppare al meglio le saline e per poter essere più competitivi, bisognerebbe far sì che il porto fosse più funzionale per poter ricevere navi più grosse. Con tutta probabilità, dopo questo, si potrebbe pensare a un progetto di chiusura della filiera.


Chiara Soddu

Commenti (5)

  • il 01/05/2019
    D. P. - Sant'Antioco
    ha commentato:

    Grazie alle interessanti informazioni ricevute dal direttore dell'ATI SALE abbiamo imparato come vengono utilizzate le saline e perché sono state costruite.

  • il 01/05/2019
    G. M. - Sant Antioco (SU)
    ha commentato:

    Anche con questa interessante uscita alle saline abbiamo arricchito il nostro bagaglio di conoscenza su una parte molto importante del nostro territorio.

  • il 29/04/2019
    G. A. - Sant'Antioco (CA)
    ha commentato:

    Alberto Esu - Mannai , Sant'Antioco
    Il direttore di Atisale è stato molto gentile e ci ha parlato dettagliatamente delle saline.

  • il 29/04/2019
    D. C. - Sant Antioco
    ha commentato:

    Grazie alla generosa e gentilissima offerta di un capo dell Atisale siamo riusciti come giornalisti a soddisfare tutte le nostre curiosità.

  • il 19/04/2019
    G. A. - Sant'Antioco (CA)
    ha commentato:

    https://drive.google.com/file/d/1GRISmvi5vqZZe2RDUmHbcb03mNCYa9k7/view?usp=sharing