23/01/2024. La riforma agraria, un’operazione di democrazia economica e sociale per il Salento

  • Pubblicato il 15/04/2024
  • da L. L. - Maglie (LE)

Divisi in 4 gruppi, nella giornata ci vengono sottoposti alcune brani tratti da “Una comunità dalle molte radici” di A. Passerini, “La terra restituita ai contadini” di N. Primavera, “Bonifica e riforma, una testimonianza vissuta” di L. Branco e “Vento freddo sull’Arneo” di T. Aventaggiato; ciascun gruppo ha avuto il compito di leggere i documenti forniti e di individuare il nucleo tematico affrontato con il supporto di domande guida. Successivamente, riuniti in sala informatica, ciascun gruppo ha reperito informazioni che permettono di ricostruire il processo storico - politico che ha coinvolto negli anni Cinquanta i braccianti e i contadini in particolare del sud Italia per consentire al Sud di liberarsi dalla servitù secolare. Abbiamo capito che questo lungo processo, conosciuto come “riforma agraria” o “riforma fondiaria”, si snoda attraverso tre leggi che prendono il nome di legge Sila (Calabria), legge Stralcio (Salento e Molise), legge Regione sicilana; essa ha coinvolto oltre un milione di contadini, braccianti e affittuari, coinvolgendo 3,6 milioni di ettari incolti o mal coltivati, mettendo fine al latifondo. Ogni capogruppo ha poi relazionato su quanto emerso dalla ricerca e ha, poi, ascoltato attivamente le osservazioni degli altri. Questa importante ricostruzione storica ci ha fatto scoprire come improvvisamente dei semplici e poveri contadini siano diventati ‘imprenditori agricoli’, non in grado di gestire questa nuova realtà perché non istruiti e costretti a rivolgersi ai pochi agronomi ambulanti, presenti sul territorio e disponibili a dare istruzioni di gestione del podere. Questo processo è avvenuto nel Salento non in maniera del tutto pacifica, soprattutto nella zona dell’Arneo in quanto i terreni distribuiti ai contadini risultavano pietrosi e poco redditizi. Particolarmente interessante è stato il racconto dell’occupazione dei terreni dei latifondisti Tamborino, avvenuta il 28 dicembre 1950, il cui esito non causò morti, tuttavia molti contadini furono privati delle bici, unico mezzo di locomozione disponibile, per evitare che si muovessero dalle loro abitazioni e non tentassero l’occupazione dei terreni. La questione si risolse con la lottizzazione dei terreni stessi e l’assegnazione dei piccoli appezzamenti e case coloniche, di cui abbiamo ancora testimonianza, assegnate con mutuo di 30 anni a tasso zero.
E’ stato molto interessante ricostruire in maniera cooperativa e induttiva questo importante cammino verso la redistribuzione della ricchezza nell’Italia post bellica, ritrovando anche le radici dell’attuale polverizzazione delle particelle cui è soggetto il nostro territorio.