Istituzione della figura professionale del "Lettore di italiano" nelle biblioteche pubbliche e della Carta del lettore di italiano

  • Pubblicato il 24 Aprile 2020
  • da Liceo classico G. D'Annunzio, Pescara
Istituzione della figura professionale del "Lettore di italiano" nelle biblioteche pubbliche e della Carta del lettore di italiano

Onorevoli Senatori! - La lettura è una delle abilità cardine per lo sviluppo dei processi di apprendimento. Imparare a leggere costituisce la possibilità per ogni bambino di accedere ad un codice segreto che, convertendo i grafemi in fonemi e poi le parole in immagini, consente sia di pescare da quel grande lago chiamato sistema semantico lessicale, deposito della conoscenza verbale e concettuale, sia di gettare lì dentro nuove parole che immediatamente generano nuovi significati e nuove possibilità espressive. Leggere è quindi in principio un’attività necessaria, misteriosa e affascinante, guida per un mondo altro, poi diventa veicolo di concetti, pensieri, contenuti, e infine, spesso nell’età adolescenziale, una forma di coercizione e di obbligo per lo studente che dovrà poi essere valutato su quanto letto e appreso. Nel corso degli anni di scolarizzazione si può facilmente evidenziare una curva drammaticamente discendente della percentuale dei lettori, come se il miglioramento dell’abilità di lettura e di decodifica fosse inversamente proporzionale al desiderio e al piacere di un buon libro, che, se non è imposto, è preferibile non leggere affatto. La lettura non è però soltanto un’operazione passiva di decodifica. Tutti conosciamo i suoi benefici cognitivi: favorisce l’attenzione selettiva, rimuovendo, durante il processo di lettura, qualsiasi stimolo esterno distraente; potenzia la memoria, necessaria per tenere a mente la trama, il racconto, i personaggi, anche dopo averli lasciati sulla pagina per alcuni giorni. Migliora la nostra intelligenza emotiva, la capacità di metterci nei panni degli altri, di provare empatia. Ci sono poi numerosi benefici non cognitivi ma altrettanto importanti: la lettura contribuisce alla formazione di una coscienza individuale, alla formazione della nostra personalità, alla capacità di proporsi degli obiettivi e alla costruzione di una motivazione forte per perseguirli. Ci rende capaci prima di ordinare la realtà e poi di migliorarla con il nostro apporto creativo e personale. È importante, inoltre, in prima analisi rilevare un dato: la carenza di lettori è strettamente correlata anche al grado di dispersione scolastica, molto alta in Italia. C’è da riflettere non solo sulle disparità economiche che questo quadro può generare, ma anche sulla povertà educativa, sull’esclusione di una parte della popolazione, soprattutto giovani, dal dialogo costruttivo sulla politica e la società. Da queste premesse, sembra davvero preoccupante che l’Italia sia tra gli ultimi Paesi per numero di lettori; la metà della popolazione non legge neppure un libro all’anno, e la maggior parte di coloro che leggono sono lettori saltuari, ciò, inoltre, in assoluta controtendenza con il mercato editoriale che invece è tra i più forti d’Europa e con maggior fatturato. È necessario correre ai ripari. Sono state innumerevoli le attività di promozione alla lettura pensate e sviluppate dal Centro del Libro, nato in Italia su modello francese, che per prima cosa ha definito le tre tappe necessarie allo sviluppo della lettura: l’allargamento della base di lettura, l’attribuzione di valore sociale e di pratica sociale alla stessa, sostegno al mondo del libro e alle sue componenti fondamentali.
Tuttavia, per l’allargamento della base di lettura e la promozione del libro non basta acquistare libri di qualità o rendere più attraenti e interattive le biblioteche, è necessario far riemergere la cultura e l’amore per la lettura prima di tutto curando un analfabetismo funzionale del lettore. È necessario creare una figura che sappia spiegare il libro, che sappia soffiare via la polvere dalla copertina e presentarlo come oggetto di fascino imperdibile, risvegliando il desiderio di sfogliare, leggere, conoscere, comprendere, preoccupandosi anche di potenziare la comprensione del testo scritto, un altro dei problemi di questo tempo. Non è sempre possibile realizzare questi obiettivi durante l’attività scolastica: i docenti impegnati nella conclusione del programma, non riescono spesso ad affidarsi ad altro se non all’antologia di testi, che fornisce già una scelta, una interpretazione, senza poter offrire una lettura di prima mano ai ragazzi, affinché possano personalmente maneggiare i testi, diventando autonomi nel processo di comprensione e di identificazione di se stessi con il libro proposto.
Da qui la necessità di inserire una figura nuova, deputata esclusivamente alla lettura e presentazione dei libri, presente sia nelle scuole come “lettore di italiano” che nelle biblioteche, in altri centri di aggregazione culturale, a domicilio per permettere al pubblico di qualsiasi età di riappropriarsi della lettura consapevole e personale del testo. Parlare di un “lettore di italiano”, figura prevista e ipotizzata anche dal Centro del Libro, dovrà portare poi alla creazione di un nuovo profilo professionale che sappia essere un mediatore tra le competenze delle persone e la complessità del testo, favorendo l’accessibilità alla lettura secondo le richieste dell’utenza o le necessità del programma formativo. Le attività seminariali, interattive, del “Lettore di Italiano” dovranno avvalersi in primo luogo della lettura ad alta voce, che, richiedendo il coinvolgimento privilegiato di un canale sensoriale, permetta di riscoprire il gusto della partecipazione acustica ad uno spettacolo narrativo a cui può aggiungersi spontaneamente l’immaginazione. In seguito dovrà creare un patto con i lettori o aspiranti tali, calibrando le proposte di lettura ai loro interessi o alle loro necessità, costruendo un percorso di analisi e preparazione al contatto con il libro, creando un contesto, un luogo in cui inserire la lettura scelta in modo da non perdersi anche quando il procedere della vicenda viene superato dalla descrizione o dalla riflessione. Il Lettore di Italiano, data l’infinita mole di narrativa, saggistica, poesia presente nella letteratura, dovrà opportunamente formarsi per una specifica fascia di età, in un periodo storico o in un preciso genere letterario. Il lettore, ma anche il cittadino comune, a sua volta, potrà beneficiare della presenza di una “carta del lettore”, dove annotare le sue letture, i suoi progressi, e sostenere un piccolo esame volto a verificare la conoscenza approfondita degli stessi, non solo in termini di trama, ma anche in termini di contesto storico -sociale, risvolti psicologici, possibilità di attualizzazione del testo nella società. La Carta del lettore, in maniera più valida di una comune carta fedeltà, potrà dare accesso a sconti in librerie, sui mezzi di trasporto, possibilità di accedere a conferenze e dibattiti, sconti consistenti per cinema, spettacoli teatrali e musicali. Diventi insomma un nuovo lasciapassare per la cultura in tutte le sue forme, premiando non gli acquisti effettuati, ma l’iniziativa, la voglia di studiare e formarsi, il desiderio di mettersi in gioco e arricchire il proprio pensiero.
Il lettore dovrà promuovere poi dei dibattiti in relazione ai libri letti, favorendo il confronto e lo scambio reciproco, utilizzando, di volta in volta, dei macro temi verso cui far convergere testi specifici, stimolando piano piano i lettori a trovarne di nuovi. Sarà poi anche necessaria la formazione di una piattaforma online, una sorta di piazza virtuale in cui tutti coloro che partecipano al progetto possano confrontarsi sui libri letti, farne recensioni, inserire i propri punti di vista o fare domande su passaggi meno chiari allo stesso lettore di italiano, sempre a disposizione anche sul web.
In questo modo si comincerà a creare una rete di lettori pensanti, autonomi e curiosi, e si potrebbe portare molta altra gente alla lettura, anche chi con mezzi propri non vi si sarebbe mai avvicinata. Il Lettore di Italiano dovrà essere quindi una figura in grado di educare la volontà e orientare il desiderio di sapere, fornendo i mezzi necessari per accedere al testo, a molti sconosciuto nonostante posseggano le abilità strumentali di lettura. Sono state proposte varie iniziative, progetti pilota validi, come Libriamoci, giorni di lettura ad alta voce con lo scopo di sottolineare il valore della lettura di per sé, avulsa da programmi didattici, e come modalità di conoscenza di se stessi e del mondo esterno. O il Progetto In Vitro, per sensibilizzare alla lettura fin dalla prima infanzia, che in Umbria ha portato un aumento dei lettori di 5 punti percentuali, arrivando al 44%, nettamente sopra la media nazionale. Questo progetto mirava alla costituzione di un contesto favorevole e condiviso di lettura puntando sull’idea che per avere un bambino che legge occorre un villaggio intero che legge. Questo dovrà essere anche il ruolo del “Lettore di Italiano”, formare sulla lettura un’intera comunità, utilizzando le risorse del territorio, favorendo una riscoperta delle biblioteche, che possano diventare da luoghi di semplice consultazione e studio a luoghi di confronto e stimolo, da cui attingere la materia prima della conoscenza e il punto di partenza per la curiosità e la ricerca. Riscoprire il libro e la lettura come il fondamento di un pensiero libero e critico che non possiamo permetterci di considerare come bene di lusso. Anche un libro purtroppo può diventare tale, quando non è il costo elevato a diventare un limite per le persone, ma l’indifferenza e l’incapacità di superare la barriera di difficoltà e spesso noia che un libro chiuso può creare.
Ecco, con il Lettore di Italiano, cerchiamo qualcuno che sappia aiutarci ad aprire un libro chiuso da tempo e legga con noi le prime pagine, fino a quando non saremo in grado di proseguire da soli.

Articolo 1
(Istituzione del lettore di italiano)


1. È istituita nelle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado, nelle biblioteche scolastiche, comunali e provinciali del territorio della Repubblica italiana la figura del lettore di italiano.


Articolo 2
(Finalità)


1. Il lettore di italiano ha il compito di favorire la diffusione dei testi più significativi della letteratura italiana.
2. Il Ministro dell’Istruzione, con proprio decreto, adotta un regolamento recante le modalità di svolgimento dell'attività del lettore di italiano.

Articolo 3
(Requisiti per la nomina)


1. I candidati devono essere in possesso dei seguenti requisiti:
a)    Cittadinanza italiana
b)    Godimento dei diritti politici
c)    Non essere stato destituito, dispensato o licenziato dall’impiego presso la Pubblica Amministrazione
d)    Non aver riportato condanne penali che escludono dalla nomina agli impieghi nella Pubblica Amministrazione
e)    Diploma di scuola secondaria di secondo grado
2. Tutti i requisiti richiesti dovranno essere, inderogabilmente posseduti alla data di scadenza del termine per la presentazione della domanda.


Articolo 4
(Procedura di selezione)


1. La selezione dei lettori di italiano avviene attraverso un esame da sostenere presso la biblioteca provinciale o l’istituzione scolastica presso cui si è presentata la relativa domanda di partecipazione.
2. La domanda di partecipazione contiene un elenco di libri sui quali il candidato intende sostenere l’esame di selezione.
3. Al termine della procedura di selezione è redatta apposita graduatoria che è valida per un triennio.


Articolo 5
(Procedura di nomina)


1. I lettori di italiano sono nominati dai Direttori delle biblioteche, dai Dirigenti scolastici delle singole istituzioni scolastiche tra coloro che hanno presentato domanda per ricoprire l'incarico di lettore di italiano e sono risultati idonei a seguito dello svolgimento delle relative procedure di selezione.
2. Il bando per la selezione del lettore di italiano è emanato con apposito decreto dirigenziale dal Ministero della Pubblica Istruzione. Al bando pubblico deve essere data la massima pubblicità.


Articolo 6
(Compiti del lettore di italiano)


1. Il lettore di italiano promuove la conoscenza di testi della letteratura italiana nelle biblioteche, nelle scuole primarie e secondarie di primo e di secondo grado, nonché negli ospedali e nei centri culturali che effettuano apposita convenzione con la Biblioteca Provinciale di appartenenza.


Articolo 7
(Istituzione della carta del lettore)


1. È istituita la carta del lettore rilasciata a insindacabile giudizio di una Commissione presente in ogni Comune e costituita da docenti delle scuole elementari, medie e superiori e dell’Università.
2. Il Ministero dell’Istruzione, con proprio decreto, adotta un regolamento recante le modalità di istituzione della Commissione di cui al comma 1 del presente articolo.
3. La carta del lettore riporta l'elencazione dei libri letti ed è aggiornata, a richiesta del titolare, ogni anno sulla base dei nuovi libri letti e certificati dal possessore della carta.
4. La carta del lettore dà diritto a sconti sull’acquisto di libri, di biglietti dei mezzi di trasporto pubblico, di biglietti del cinema e del teatro
5. La carta del lettore è valida come certificazione del livello di conoscenza della lingua italiana.
6. Entro 90 giorni dall’entrata in vigore della presente legge è istituita presso il Ministero della Pubblica Istruzione una piattaforma on-line predisposta per fornire segnalazioni su libri fuori catalogo, fuori commercio, esauriti, non reperibili e informazioni sulle novità editoriali.

il 16/05/2020
F. M. - Pescara
ha proposto il seguente emendamento:
16/05/2020
F.M. Pescara
ha proposto il seguente emendamento:
Emendamento 4.1
"All'articolo 4, sopprimere il comma 2"
Approvato
  • Voti totali: 13
  • Favorevoli: 13
  • Contrari: 0
  • Astenuti: 0
il 16/05/2020
B. T. - Pescara
ha proposto il seguente emendamento:
16/05/2020
B.T. Pescara
ha proposto il seguente emendamento:
Emendamento 2.1
"All'articolo 2, comma 1, sostituire le parole: " dal Ministro dell'istruzione" con " dal Dirigente della singola Istituzione scolastica e/o dal Direttore della Biblioteca provinciale"
Approvato
  • Voti totali: 11
  • Favorevoli: 11
  • Contrari: 0
  • Astenuti: 0
il 16/05/2020
D. S. - Pescara
ha proposto il seguente emendamento:
16/05/2020
D.S. Pescara
ha proposto il seguente emendamento:
Emendamento 1.1
"All'articolo 1, aggiungere dopo le parole "comunali e provinciali" "negli ospedali"
Approvato
  • Voti totali: 12
  • Favorevoli: 12
  • Contrari: 0
  • Astenuti: 0
il 17/05/2020
T. B. - Pescara (Pe)
ha proposto il seguente emendamento:
17/05/2020
T.B. Pescara ha proposto il seguente emendamento:
Emendamento 6.0.1.
Dopo l’articolo 6, aggiungere il seguente:
Art. 6 bis (Costituzione di una fondazione)
Per lo svolgimento delle attività strumentali e di supporto ai compiti del lettore di italiano, uno o più enti di cui all'art. 1 possono costituire fondazioni di diritto privato con la partecipazione di enti, amministrazioni pubbliche e soggetti privati.
Il Ministero dell’Istruzione, con apposito decreto, adotta un regolamento recante i criteri e le modalità per la costituzione e il funzionamento delle predette fondazioni, con individuazione delle tipologie di attività e di beni che possono essere conferiti alle medesime nell'osservanza del criterio della strumentalità rispetto alle funzioni istituzionali.
Approvato
  • Voti totali: 12
  • Favorevoli: 12
  • Contrari: 0
  • Astenuti: 0
il 18/05/2020
A. C. - Isernia
ha proposto il seguente emendamento:
Proponenti: Verdile, De Lucia, Cifelli, Frigato, Varone, Balducci, Ciolli
All’articolo 3, sostituire il comma 1 lettera “e” con il seguente:
“e) Laurea almeno triennale in materie umanistiche oppure diploma di scuola secondaria
di secondo grado che sia conseguito in uno dei seguenti istituti: liceo classico, liceo
scientifico, liceo linguistico, liceo delle scienze umane.”
Approvato
  • Voti totali: 7
  • Favorevoli: 7
  • Contrari: 0
  • Astenuti: 0

“La mancanza di lettura di buoni libri indebolisce la visione e rafforza la nostra tendenza più fatale - il convincimento che il 'qui ed ora' sia tutto quello che c'è.”
Alan David Bloom

Onorevoli Senatori! - La lettura è una delle abilità cardine per lo sviluppo dei processi di apprendimento. Imparare a leggere costituisce la possibilità per ogni bambino di accedere ad un codice segreto che, convertendo i grafemi in fonemi e poi le parole in immagini, consente sia di pescare da quel grande lago chiamato sistema semantico lessicale, deposito della conoscenza verbale e concettuale, sia di gettare lì dentro nuove parole che immediatamente generano nuovi significati e nuove possibilità espressive. Leggere è quindi in principio un’attività necessaria, misteriosa e affascinante, guida per un mondo altro, poi diventa veicolo di concetti, pensieri, contenuti, e infine, spesso nell’età adolescenziale, una forma di coercizione e di obbligo per lo studente che dovrà poi essere valutato su quanto letto e appreso. Nel corso degli anni di scolarizzazione si può facilmente evidenziare una curva drammaticamente discendente della percentuale dei lettori, come se il miglioramento dell’abilità di lettura e di decodifica fosse inversamente proporzionale al desiderio e al piacere di un buon libro, che, se non è imposto, è preferibile non leggere affatto. La lettura non è però soltanto un’operazione passiva di decodifica. Tutti conosciamo i suoi benefici cognitivi: favorisce l’attenzione selettiva, rimuovendo, durante il processo di lettura, qualsiasi stimolo esterno distraente; potenzia la memoria, necessaria per tenere a mente la trama, il racconto, i personaggi, anche dopo averli lasciati sulla pagina per alcuni giorni. Migliora la nostra intelligenza emotiva, la capacità di metterci nei panni degli altri, di provare empatia. Ci sono poi numerosi benefici non cognitivi ma altrettanto importanti: la lettura contribuisce alla formazione di una coscienza individuale, alla formazione della nostra personalità, alla capacità di proporsi degli obiettivi e alla costruzione di una motivazione forte per perseguirli. Ci rende capaci prima di ordinare la realtà e poi di migliorarla con il nostro apporto creativo e personale. È importante, inoltre, in prima analisi rilevare un dato: la carenza di lettori è strettamente correlata anche al grado di dispersione scolastica, molto alta in Italia. C’è da riflettere non solo sulle disparità economiche che questo quadro può generare, ma anche sulla povertà educativa, sull’esclusione di una parte della popolazione, soprattutto giovani, dal dialogo costruttivo sulla politica e la società. Da queste premesse, sembra davvero preoccupante che l’Italia sia tra gli ultimi Paesi per numero di lettori; la metà della popolazione non legge neppure un libro all’anno, e la maggior parte di coloro che leggono sono lettori saltuari, ciò, inoltre, in assoluta controtendenza con il mercato editoriale che invece è tra i più forti d’Europa e con maggior fatturato. È necessario correre ai ripari. Sono state innumerevoli le attività di promozione alla lettura pensate e sviluppate dal Centro del Libro, nato in Italia su modello francese, che per prima cosa ha definito le tre tappe necessarie allo sviluppo della lettura: l’allargamento della base di lettura, l’attribuzione di valore sociale e di pratica sociale alla stessa, sostegno al mondo del libro e alle sue componenti fondamentali.
Tuttavia, per l’allargamento della base di lettura e la promozione del libro non basta acquistare libri di qualità o rendere più attraenti e interattive le biblioteche, è necessario far riemergere la cultura e l’amore per la lettura prima di tutto curando un analfabetismo funzionale del lettore. È necessario creare una figura che sappia spiegare il libro, che sappia soffiare via la polvere dalla copertina e presentarlo come oggetto di fascino imperdibile, risvegliando il desiderio di sfogliare, leggere, conoscere, comprendere, preoccupandosi anche di potenziare la comprensione del testo scritto, un altro dei problemi di questo tempo. Non è sempre possibile realizzare questi obiettivi durante l’attività scolastica: i docenti impegnati nella conclusione del programma, non riescono spesso ad affidarsi ad altro se non all’antologia di testi, che fornisce già una scelta, una interpretazione, senza poter offrire una lettura di prima mano ai ragazzi, affinché possano personalmente maneggiare i testi, diventando autonomi nel processo di comprensione e di identificazione di se stessi con il libro proposto.
Da qui la necessità di inserire una figura nuova, deputata esclusivamente alla lettura e presentazione dei libri, presente sia nelle scuole come “lettore di italiano” che nelle biblioteche, in altri centri di aggregazione culturale, a domicilio per permettere al pubblico di qualsiasi età di riappropriarsi della lettura consapevole e personale del testo. Parlare di un “lettore di italiano”, figura prevista e ipotizzata anche dal Centro del Libro, dovrà portare poi alla creazione di un nuovo profilo professionale che sappia essere un mediatore tra le competenze delle persone e la complessità del testo, favorendo l’accessibilità alla lettura secondo le richieste dell’utenza o le necessità del programma formativo. Le attività seminariali, interattive, del “Lettore di Italiano” dovranno avvalersi in primo luogo della lettura ad alta voce, che, richiedendo il coinvolgimento privilegiato di un canale sensoriale, permetta di riscoprire il gusto della partecipazione acustica ad uno spettacolo narrativo a cui può aggiungersi spontaneamente l’immaginazione. In seguito dovrà creare un patto con i lettori o aspiranti tali, calibrando le proposte di lettura ai loro interessi o alle loro necessità, costruendo un percorso di analisi e preparazione al contatto con il libro, creando un contesto, un luogo in cui inserire la lettura scelta in modo da non perdersi anche quando il procedere della vicenda viene superato dalla descrizione o dalla riflessione. Il Lettore di Italiano, data l’infinita mole di narrativa, saggistica, poesia presente nella letteratura, dovrà opportunamente formarsi per una specifica fascia di età, in un periodo storico o in un preciso genere letterario. Il lettore, ma anche il cittadino comune, a sua volta, potrà beneficiare della presenza di una “carta del lettore”, dove annotare le sue letture, i suoi progressi, e sostenere un piccolo esame volto a verificare la conoscenza approfondita degli stessi, non solo in termini di trama, ma anche in termini di contesto storico -sociale, risvolti psicologici, possibilità di attualizzazione del testo nella società. La Carta del lettore, in maniera più valida di una comune carta fedeltà, potrà dare accesso a sconti in librerie, sui mezzi di trasporto, possibilità di accedere a conferenze e dibattiti, sconti consistenti per cinema, spettacoli teatrali e musicali. Diventi insomma un nuovo lasciapassare per la cultura in tutte le sue forme, premiando non gli acquisti effettuati, ma l’iniziativa, la voglia di studiare e formarsi, il desiderio di mettersi in gioco e arricchire il proprio pensiero.
Il lettore dovrà promuovere poi dei dibattiti in relazione ai libri letti, favorendo il confronto e lo scambio reciproco, utilizzando, di volta in volta, dei macro temi verso cui far convergere testi specifici, stimolando piano piano i lettori a trovarne di nuovi. Sarà poi anche necessaria la formazione di una piattaforma online, una sorta di piazza virtuale in cui tutti coloro che partecipano al progetto possano confrontarsi sui libri letti, farne recensioni, inserire i propri punti di vista o fare domande su passaggi meno chiari allo stesso lettore di italiano, sempre a disposizione anche sul web.
In questo modo si comincerà a creare una rete di lettori pensanti, autonomi e curiosi, e si potrebbe portare molta altra gente alla lettura, anche chi con mezzi propri non vi si sarebbe mai avvicinata. Il Lettore di Italiano dovrà essere quindi una figura in grado di educare la volontà e orientare il desiderio di sapere, fornendo i mezzi necessari per accedere al testo, a molti sconosciuto nonostante posseggano le abilità strumentali di lettura. Sono state proposte varie iniziative, progetti pilota validi, come Libriamoci, giorni di lettura ad alta voce con lo scopo di sottolineare il valore della lettura di per sé, avulsa da programmi didattici, e come modalità di conoscenza di se stessi e del mondo esterno. O il Progetto In Vitro, per sensibilizzare alla lettura fin dalla prima infanzia, che in Umbria ha portato un aumento dei lettori di 5 punti percentuali, arrivando al 44%, nettamente sopra la media nazionale. Questo progetto mirava alla costituzione di un contesto favorevole e condiviso di lettura puntando sull’idea che per avere un bambino che legge occorre un villaggio intero che legge. Questo dovrà essere anche il ruolo del “Lettore di Italiano”, formare sulla lettura un’intera comunità, utilizzando le risorse del territorio, favorendo una riscoperta delle biblioteche, che possano diventare da luoghi di semplice consultazione e studio a luoghi di confronto e stimolo, da cui attingere la materia prima della conoscenza e il punto di partenza per la curiosità e la ricerca. Riscoprire il libro e la lettura come il fondamento di un pensiero libero e critico che non possiamo permetterci di considerare come bene di lusso. Anche un libro purtroppo può diventare tale, quando non è il costo elevato a diventare un limite per le persone, ma l’indifferenza e l’incapacità di superare la barriera di difficoltà e spesso noia che un libro chiuso può creare.
Ecco, con il Lettore di Italiano, cerchiamo qualcuno che sappia aiutarci ad aprire un libro chiuso da tempo e legga con noi le prime pagine, fino a quando non saremo in grado di proseguire da soli.

Articolo 1
(Istituzione del lettore di italiano)


1. È istituita nelle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado, nelle biblioteche scolastiche, comunali e provinciali, negli ospedali del territorio della Repubblica italiana la figura del lettore di italiano.


Articolo 2
(Finalità)


1. Il lettore di italiano ha il compito di favorire la diffusione dei testi più significativi della letteratura italiana.
2. Il Ministro dell’Istruzione, con proprio decreto, adotta un regolamento recante le modalità di svolgimento dell'attività del lettore di italiano.

Articolo 3
(Requisiti per la nomina)


1. I candidati devono essere in possesso dei seguenti requisiti:
a)    Cittadinanza italiana
b)    Godimento dei diritti politici
c)    Non essere stato destituito, dispensato o licenziato dall’impiego presso la Pubblica Amministrazione
d)    Non aver riportato condanne penali che escludono dalla nomina agli impieghi nella Pubblica Amministrazione
e)    Laurea almeno triennale in materie umanistiche oppure diploma di scuola secondaria
di secondo grado che sia conseguito in uno dei seguenti istituti: liceo classico, liceo
scientifico, liceo linguistico, liceo delle scienze umane.
2. Tutti i requisiti richiesti dovranno essere, inderogabilmente posseduti alla data di scadenza del termine per la presentazione della domanda.

Articolo 4
(Procedura di selezione)


1. La selezione dei lettori di italiano avviene attraverso un esame da sostenere presso la biblioteca provinciale o l’istituzione scolastica presso cui si è presentata la relativa domanda di partecipazione.
2. Al termine della procedura di selezione è redatta apposita graduatoria che è valida per un triennio.


Articolo 5
(Procedura di nomina)


1. I lettori di italiano sono nominati dai Direttori delle biblioteche, dai Dirigenti scolastici delle singole istituzioni scolastiche tra coloro che hanno presentato domanda per ricoprire l'incarico di lettore di italiano e sono risultati idonei a seguito dello svolgimento delle relative procedure di selezione.
2. Il bando per la selezione del lettore di italiano è emanato con apposito decreto dirigenziale dal Ministero della Pubblica Istruzione. Al bando pubblico deve essere data la massima pubblicità.


Articolo 6
(Compiti del lettore di italiano)


Il lettore di italiano promuove la conoscenza di testi della letteratura italiana nelle biblioteche, nelle scuole primarie e secondarie di primo e di secondo grado, nonché negli ospedali e nei centri culturali che effettuano apposita convenzione con la Biblioteca Provinciale di appartenenza.

Art. 7
(Costituzione di una fondazione)


Per lo svolgimento delle attività strumentali e di supporto ai compiti del lettore di italiano, uno o più enti di cui all'art. 1 possono costituire fondazioni di diritto privato con la partecipazione di enti, amministrazioni pubbliche e soggetti privati.
Il Ministero dell’Istruzione, con apposito decreto, adotta un regolamento recante i criteri e le modalità per la costituzione e il funzionamento delle predette fondazioni, con individuazione delle tipologie di attività e di beni che possono essere conferiti alle medesime nell'osservanza del criterio della strumentalità rispetto alle funzioni istituzionali.


Articolo 8
(Istituzione della carta del lettore)


1. È istituita la carta del lettore rilasciata a insindacabile giudizio di una Commissione presente in ogni Comune e costituita da docenti delle scuole elementari, medie e superiori e dell’Università.
2. Il Ministero dell’Istruzione, con proprio decreto, adotta un regolamento recante le modalità di istituzione della Commissione di cui al comma 1 del presente articolo.
3. La carta del lettore riporta l'elencazione dei libri letti ed è aggiornata, a richiesta del titolare, ogni anno sulla base dei nuovi libri letti e certificati dal possessore della carta.
4. La carta del lettore dà diritto a sconti sull’acquisto di libri, di biglietti dei mezzi di trasporto pubblico, di biglietti del cinema e del teatro
5. La carta del lettore è valida come certificazione del livello di conoscenza della lingua italiana.
6. Entro 90 giorni dall’entrata in vigore della presente legge è istituita presso il Ministero della Pubblica Istruzione una piattaforma on-line predisposta per fornire segnalazioni su libri fuori catalogo, fuori commercio, esauriti, non reperibili e informazioni sulle novità editoriali.

Approfondimento

Approfondimento normativo

L’articolo 3 della Costituzione Italiana recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Eppure, come emerge dal rapporto del Ministero dell’Istruzione “Una politica nazionale di contrasto del fallimento formativo e della povertà educativa – gennaio 2018”, la dispersione scolastica è un’emergenza nazionale, viene definita una situazione intollerabile, universalmente riconosciuta come tale da ogni parte politica e da tutte le forze sociali e della cultura. “La dispersione scolastica nel nostro Paese è causa e insieme conseguenza di deficit democratico nei meccanismi di mobilità sociale ed è l’indicatore di una deficienza del nostro sistema in termini di equità”. La povertà educativa comporta l’emarginazione di una parte della popolazione all’inizio della vita in quanto è responsabile spesso di una minore aspettativa di vita, della possibilità di cadere in dipendenze, di essere messo fuori o ai margini del mercato del lavoro. Di conseguenza il perdurare del fallimento formativo determina una perdita economica per l’intero Paese in termini di PIL e di coesione territoriale e sociale.
L’analisi dello scenario entro cui il fallimento formativo avviene ci porta a ripercorrere brevemente le tappe dell’istruzione in Italia nel dopoguerra: la legge della scuola media unica nel 1962 (Legge 31 dicembre1962, n. 1859) permise  un’esplosione democratica in senso alfabetizzante che consentì una potente crescita nel sapere e nelle competenze diffuse; a partire dall’anno scolastico 1963/1964, furono istituite le scuole in tutti i comuni, in tuta Italia, furono attivati 15.000 corsi di alfabetizzazione popolare per analfabeti e semi-analfabeti anche adulti. La riforma della scuola media fu alla base di una massiccia alfabetizzazione del Paese. Nel 1971, dopo solo sette anni scolastici dall’avvio della scuola media unificata, i ragazzi con la licenza media raggiunsero i 3.384.000, mentre nel censimento del 1951 erano 1.380.000. Il tasso dei quattordicenni in possesso di licenza media passò dal 1981 al 1991 dal 46% all’82% (“Una politica nazionale di contrasto del fallimento formativo e della povertà educativa – gennaio 2018” pag.35). La scuola media apre la via a ogni indirizzo secondario.
Nel giugno 1977, con la legge n. 348, viene del tutto abolito l’insegnamento del latino e quindi il suo esame per l’accesso al liceo classico. Divengono inoltre obbligatorie l’educazione (ex applicazioni) tecnica - non più divisa per sessi – e l’educazione musicale. Si istituisce la nuova cattedra di “scienze matematiche, chimiche, fisiche e naturali” (ex “matematica e osservazioni ed elementi di scienze naturali”); nell’ agosto 1977, la legge n. 517 definisce una parziale modifica dell’ordinamento. Viene soppressa la sessione autunnale di riparazione, abolite le classi differenziali e di aggiornamento. Nel febbraio 1979 il D.M. n. 9, “Nuovi programmi”, prende atto dei cambiamenti intervenuti e segnala un avanzamento sul terreno delle finalità democratiche: il fine dell’intero curricolo formativo è “la promozione della personalità, la sua socializzazione e la sua culturalizzazione.  Inoltre Il D.P.R. n. 910 dell’11 dicembre 1969 liberalizza gli accessi all’Università e i piani di studio accademici, Il Decreto legislativo n. 9 del 15 febbraio 1969 modifica “in via sperimentale” gli esami di Stato. La riforma della scuola secondaria ha rappresentato un problema irrisolto nella lunga stagione che va dalla Costituzione agli inizi della XIII Legislatura (1996). Dal 1997 ricordiamo la riforma Berlinguer (Legge 10 dicembre 1997n. 425), la riforma Moratti (Legge 28 marzo 2003 n.53), la riforma Gelmini nel 2008 e infine la Buona Scuola (Legge 13 luglio 2015 n.107).
In questi anni, però, sono emerse nuove criticità legate all’analfabetismo funzionale e molti hanno fatto emergere la necessità che l’intero sistema istruzione e formazione venga riaperto in forme nuove per contrastare la nuova de-alfabetizzazione, forme che facciano imparare presto e bene conoscenze e competenze irrinunciabili. Nonostante i successi e le buone battaglie, l’Italia si trova ancora di fronte alla questione dell’esclusione precoce di troppi bambini e ragazzi.
Per far fronte a questa crisi, la VII Commissione della Camera, al termine dell’importante indagine conoscitiva sulla dispersione scolastica, condotta nel corso del 2014, ha approvato un ampio documento in cui definisce le strategie di azione e ha indicato tra le priorità l’intervento a favore della prima infanzia, l’intervento che rafforzi le competenze nel corso del primo ciclo d’istruzione, le misure a sostegno della crescita e dell’apprendimento durante l’adolescenza, gli interventi “di contesto e di cornice” che siano capaci di creare città e quartieri educativi costruiti intorno alle comunità educanti che uniscono scuola e fuori scuola.
Relativamente all’indicatore ESL (Early School leavers), il tasso medio nazionale è circa il 14% contro il 20,8% di dieci anni fa (l’indicatore ESL è la percentuale della popolazione fra i 18 e i 24 anni che ha conseguito al massimo il titolo di scuola secondaria inferiore e non frequenta altri corsi scolastici né svolge attività formative). L’Italia si avvicina dunque all’obiettivo Europa 2020, definito nell’ambito della “strategia di Lisbona”, cioè che la percentuale di abbandoni precoci in tutta l’Unione non superi il 10%. Ma restano forti gli squilibri territoriali, con Sicilia, Campania, Sardegna sopra la media nazionale. I maschi sono più coinvolti delle femmine, così come percentuali più alte si registrano fra studentesse e studenti di cittadinanza non italiana che non sono nati in Italia e fra coloro che partono da condizioni economiche e sociali meno vantaggiose Save the Children in Futuro in partenza (marzo 2017) e il Rapporto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Immobilità diffusa – quaderno delle ricerche sociali, evidenziano, infatti, come anche la questione economica abbia una forte influenza sulla partecipazione alla vita sociale e culturale. Proprio per sostenere le famiglie in difficoltà, con misure preventive stabili nel tempo, e per favorire l’inserimento del bambino nel circuito educativo, l’Italia con il D. Lgs.65 del 13 aprile 2017 ha previsto risorse per interventi didattici ed educativi rafforzati in aree caratterizzate da povertà educative e presenza criminale (art.11). Una delle emergenze più gravi è quella della capacità di lettura. Secondo l'indagine 2018 solo in matematica i quindicenni italiani risultano in media con gli altri Paesi; per il resto l'Italia è abbondantemente sotto e addirittura tra il 23esimo e il 29esimo posto per capacità di lettura.  Dalla nuova indagine Ocse-Pisa 2018, che valuta le competenze dei 15enni rispetto alla lettura, la matematica e le scienze, emerge che i ragazzi italiani non migliorano nella capacità di leggere e comprendere un testo, anzi peggiorano rispetto a rilevazioni di dieci anni fa o del 2000 (www.repubblica.it, 03/12/2019). “Leggere fa bene non solo a chi lo fa ma contribuisce anche ad aumentare la capacità di competere del paese”. È la conclusione cui arriva la ricerca “Sfida al futuro”, commissionata a un pool di studiosi delle università di Bologna e del Piemonte orientale, dall'Associazione italiana editori (Aie), che ha celebrato i 150 anni di fondazione, alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «La politica e le istituzioni hanno il dovere di confrontarsi con voi editori e di approntare le misure più idonee per diffondere libri e per far sviluppare la lettura», ha sottolineato il Capo dello Stato (Il rapporto. Leggere libri aiuta l'Italia a competere, Paolo Ferrario 11 settembre 2019 «Avvenire»).
“Da una recente indagine ISTAT risulta che nel 2015 il 58% della popolazione italiana non ha letto alcun libro nel corso dell’anno. I dati di confronto internazionali sono ancora più sconfortanti e segnalano come la quota dei lettori in Italia sia tra le più basse in Europa.” (“Progetto In vitro Valutazione di una politica di promozione della lettura in Italia, Tesi n.3 di Nicola Falocci, Servizio studi, valutazione delle politiche e organizzazione- Assemblea legislativa della Regione Umbria – Senato della Repubblica – università Ca’ Foscari, Venezia). Nello studio vengono, quindi, analizzate le esperienze portate avanti dai progetti Nati per leggere e In vitro, che prendono spunto da iniziative promosse in altri paesi per favorire la diffusione della lettura.
Il primo, Nati per leggere, nasce nel 1999 in Umbria, da un’alleanza tra Associazione Culturale dei Pediatri(ACP), l’Associazione italiana biblioteche (AIB) ed il Centro per la salute del bambino (CSB) con lo scopo di introdurre la pratica della lettura ad alta voce nelle famiglie con bambini dai 6 mesi ai 6 anni di età. Per la prima volta in Italia si riconosce il ruolo del personale sanitario nella promozione della lettura, in quanto elemento importantissimo per la salute. Questo progetto si ispira all’esperienza di un’organizzazione degli Stati Uniti Reach Out and Read, fondata nel 1989, che promuove l’alfabetizzazione precoce. Lo scopo è di incoraggiare i genitori dei bambini piccoli a leggere regolarmente assieme ai propri figli, fornendo loro gli strumenti adeguati per farlo adeguatamente In questo modo i bambini avranno maggiori possibilità di avere successo a scuola.” Gli studi di valutazione condotti sul programma dimostrano l’efficacia delle attività di promozione della lettura condotte in ambito sanitario sulla propensione alla lettura nelle famiglie, anche in quelle in condizioni di svantaggio. Nel 2008, sempre negli Stati uniti, è nata un’altra organizzazione, dal nome Born to read, promossa dall’Association for Library Service for Children”, divisione dell’American Library Association. I volontari dell’associazione incontravano i neogenitori in alcuni centri di nascita per spiegare l’importanza della lettura quotidiana con il proprio bambino e portavano in dono dei libri. Anche nel Regno Unito, all’Università di Birmingham, nel 1992 nasce il programma Bookstart, gestito da un ente di beneficenza indipendente e volto a stimolare le persone di tutte le età e le culture ad entrare nel mondo della lettura. Questo programma britannico collabora con le biblioteche di pubblica lettura, con le istituzioni educative, con i servizi sanitari.
In Italia la promozione alla lettura è stata caratterizzata sempre da iniziative frammentarie e molteplici che hanno però come punto debole quello di essere indirizzate a chi già legge, pertanto non riescono a far crescere il numero dei lettori e a coinvolgere anche i non lettori.
Anche il progetto Nati per leggere nasce e si sviluppa come un’iniziativa di carattere volontario e perciò non ha le caratteristiche di una vera e propria politica pubblica di promozione della lettura. Pertanto nel 2007 viene istituito con D.P.R. n.233/2007 il Centro per il libro e la lettura, un istituto autonomo del Ministero per i beni culturali e per il turismo che dipende dalla Direzione Generale Biblioteche e Istituti Culturali e che diviene effettivamente operativo soltanto a partire dal 2010, quando viene regolamentato dal D.P.R. n.34/2010. Il principale compito del Centro è quello di promuovere politiche di diffusione del libro, della cultura e degli autori italiani” e di “realizzare iniziative e campagne informative per sensibilizzare e incentivare i giovani alla lettura” (www.cepell.it). Nel “Piano degli interventi del 2010” il centro elabora il progetto InVitro, rivolto a bambini di età prescolare. Lo scopo è quello di allargare la base della lettura nella popolazione dei bambini e dei ragazzi tra 0 e 14 anni e nelle loro famiglie e di creare delle comunità educanti che, attraverso Gruppi locali di progetto, possano portare avanti azioni coordinate della lettura su vari livelli. Il progetto è stato attuato in sei territori (Biella, Ravenna, Nuoro, Lecce, Siracusa e Regione Umbria).
A questo scopo sono stati realizzati corsi base di carattere multidisciplinare, corsi per facilitatori della lettura e corsi per lettori volontari. In seguito alla stipula della convenzione con il CEPELL, l’AIB (Associazione Italiana Biblioteche) ha istituito un gruppo di lavoro composto da esperti del settore, con l’obiettivo di definire un progetto formativo per una nuova figura professionale, il Promotore della lettura, un operatore culturale in grado di elaborare strategie e azioni di promozione alla lettura.
Il CEPELL, inoltre, attraverso uno studio sullo “stato della lettura” in Europa dal titolo Esperienze internazionali di promozione della lettura, ha messo in evidenza che quasi tutti i paesi industrializzati hanno elaborato programmi per diffondere l’abitudine alla lettura e che ovunque questi tentativi sono considerati e messi in atto come investimenti per il futuro.
In Francia la Legge Lang del 1981 nasce con l’obiettivo di limitare la concorrenza nella vendita al dettaglio dei libri, proteggere la filiera del libro e incentivare la lettura. Essa obbliga chiunque pubblichi o importi un libro a fissarne il prezzo di vendita al pubblico, facendo divieto ai commercianti al dettaglio di praticare una riduzione del prezzo al pubblico superiore al 5% rispetto al prezzo fissato dall’editore o dall’importatore nei due anni successivi dalla data di pubblicazione o di importazione.
In Spagna già nel secondo dopoguerra era stata emanata una legge a tutela del libro, Ley de Proteccional Libro Espanol del 18 dicembre 1946.  La legge risale al tempo della caduta del regime franchista e rispecchiala situazione politica di quel periodo: era caratterizzata dalla volontà di dare sostegno ai diversi gruppi linguistici, oppressi durante la dittatura, e di proteggere la libertà di espressione. La Legge del 1946 venne sostituita dalla Legge sul libro n. 9 del 12 marzo 1975 180 che è la più antica legge in materia ancora vigente. Nel giugno del 2007 viene approvata la Legge n.10/2007 181, sulla lettura, il libro e le biblioteche che ha sostituito quasi del tutto la legge del 1975 In questa, che costituisce la principale normativa vigente di riferimento, il libro viene considerato soprattutto nella sua natura di “prodotto culturale” e “parte del patrimonio bibliografico spagnolo”.
La politica per la promozione dei libri e della lettura culturale in Germania è incentrata sui valori della diversità, dell’inclusione e della qualità. Tali valori vengono perseguiti soprattutto dal sistema del prezzo fisso dei libri, che nasce per iniziativa dei librai già nell’Ottocento.
Attualmente la materia è disciplinata dalla Legge sul prezzo dei libri del 2002 189 (Gesetz uber die Preisbindungfur Bucher). Nel preambolo della legge si afferma che “l’atto serve a proteggere il libro come prodotto culturale”, e che “la determinazione di un prezzo fisso di vendita al pubblico assicura il mantenimento di una vasta offerta di libri. Allo stesso tempo, l’atto garantisce tale disponibilità ad un vasto pubblico, in quanto contribuisce a conservare un numero più elevato di punti vendita”.
La legge tedesca decide, dunque, che il libro abbia un prezzo di vendita sempre uguale per l’acquirente finale, prezzo che è stabilito dall’editore o dall’importatore e include l’imposta sul valore aggiunto (che sui libri e del 7%). La conseguenza di questo meccanismo è che il prezzo di un libro resta sempre lo stesso sia in libreria sia su Internet, sempre che il venditore sia soggetto alla legge tedesca poiché non si applica ai libri acquistati da un venditore straniero. La legge non consente sconti e prevede una serie di sanzioni per i trasgressori.
In Italia Legge n. 128 del 27 luglio 2011 (“Nuova disciplina del prezzo dei libri”), detta Legge Levi dal nome del deputato primo proponente, l’on. Riccardo Franco Levi, interviene sulle modalità “con le quali si determina il prezzo al consumatore finale dei libri venduti sul territorio nazionale e i limiti agli sconti che possono essere praticati rispetto al prezzo fissato” (dalla relazione di accompagnamento dell’on. Levi alla proposta di legge n.1257). Essa ha introdotto uno sconto massimo del 15% sul prezzo dei libri, allo scopo di favorire i lettori e i librai medio-piccoli e indipendenti rispetto ai grandi gruppi. L’entrata in vigore di questa legge ha suscitato però un acceso dibattito e dal punto di vista delle biblioteche sono state sollevate perplessità. Il presidente dell’AIB, Stefano Parise, nella lettera inviata alle più alte cariche dello Stato scrive: “ Per queste ragioni abbiamo sostenuto, inascoltati, la necessità di prevedere una piena esenzione per le biblioteche, che pur rientrando nella categoria dei “consumatori finali” rappresentano in realtà una categoria di mediatori della conoscenza e della cultura che agisce per rafforzare l’attitudine alla lettura e allo studio della popolazione e per favorire l’accesso ai prodotti editoriali; non, dunque, pericolosi concorrenti delle librerie ma preziosi alleati nella faticosa impresa di innalzare i livelli culturali della nazione e di aumentare la familiarità degli italiani con i libri e la lettura…  Temo che assolvere queste finalità a partire dal primo settembre sarà ancora più difficile. Signor Presidente, se le biblioteche sono un bene comune come è possibile che una legge dello Stato non ne tenga conto?”
(Stefano Parise Presidente AIB - Associazione Italiana Biblioteche Roma, 1 agosto 2011 Prot. n. 145/2011).
Un importante passo avanti è stato fatto con l’approvazione della legge n. 15/20 del 13 febbraio 2020 “Disposizioni per la promozione e il sostegno alla lettura”. L’articolo 2 della legge prevede un Piano d’azione nazionale, della durata di tre anni, con la finalità di diffondere l’abitudine della lettura e favorire l’aumento del numero di lettori, valorizzare e sostenere e sostenere buone pratiche di promozione della lettura, valorizzare e sostenere la lingua italiana, favorendo la conoscenza delle opere di autori italiani, promuovere la formazione continua degli operatori del settore, promuovere la lettura infantile e tra i soggetti svantaggiati. Si parla anche di Capitale italiana del libro, titolo che sarà assegnato sulla base di un programma presentato dalle varie città italiane che si candidano. È evidente che potrebbero essere favorite le città che hanno tassi di lettura elevati, un buon sistema bibliotecario e una rete di librerie.
 Per l’elaborazione del nostro disegno di legge ci siamo soffermati in particolare sull’Art. 5 dove si legge: “Le scuole statali e non statali di ogni ordine e grado, nell'ambito dell'autonomia loro riconosciuta, promuovono la lettura come momento qualificante del percorso didattico ed educativo degli studenti e quale strumento di base per l'esercizio del diritto all'istruzione e alla cultura nell'ambito della società della conoscenza”. Ancora nell’articolo 5 si parla di “organizzare la formazione per il personale delle scuole della rete impegnato nella gestione delle biblioteche scolastiche”. La Legge, all’articolo 6, prevede anche una card per contrastare la povertà educativa e promuovere la diffusione della lettura attraverso l'istituzione della «Carta della cultura». “I libri acquistati con il contributo statale sono destinati all'uso personale dei soggetti di cui al presente comma e non ne è permessa la rivendita. Le somme assegnate con la Carta non costituiscono reddito imponibile del beneficiario e non rilevano ai fini del computo del valore dell'indicatore della situazione economica equivalente”. Ma chi non è abituato a leggere e non vuole leggere diventerà un lettore abituale solo perché avrà a disposizione la somma di 100 euro da spendere in libri?
Sono state espresse posizioni contrastanti dagli addetti ai lavori a proposito dell’articolo 8, dove si parla di sconto sul libro. I primi a manifestare perplessità sono gli editori, i quali temono che il limite posto alla concessione degli sconti possa ridurre ancor più la platea già molto ridotta di lettori (Gian Paolo Grattarola, Massimiliano Bartolini, Massimiliano De Conca in www.mangialibri.com).
 La nuova proposta fissa la percentuale massima di sconto al 5%, derogabile un mese l’anno al 20% e non sui libri editi negli ultimi sei mesi, mentre non cambia per i testi scolastici.
La legge n. 15/20 del 13 febbraio 2020, inoltre, promuove la frequentazione di biblioteche, ma anche a questo proposito si deve parlare di emergenza: come la biblioteca può recuperare la sua funzione sociale e favorire l’abitudine alla lettura intesa come forma di responsabilità sociale? La fruizione dei beni culturali nelle biblioteche appare un compito e un servizio a beneficio di tutte le persone. Eppure non sempre la biblioteca appare come un servizio aperto al pubblico e la possibilità per dei semplici cittadini di entrarvi e di poter consultare le raccolte è solo un’eventualità remota” (Berardino Simone, Una democrazia per pochi- I limiti di accesso alle biblioteche statali, maggio 2016).
Esaminando la legislazione bibliotecaria generale in Italia, siamo rimasti colpiti da una dichiarazione contenuta nel Regolamento per il Servizio della Biblioteca Nazionale di Firenze del 1876: “la lettura è libera per qualunque persona e per ogni sorta di libri”.  In realtà non è sempre così: il regolamento organico delle biblioteche pubbliche governative (approvato con regio decreto 24 ottobre 1907, n.733) riservava l’accesso alle raccolte “rare e di pregio agli “studi superiori”. Una tale impostazione è stata parzialmente confermata dal successivo DPR 1501 del 1967 che all’art. 54 prevede ancora sale “riservate a determinate categorie di studiosi”; invece il DPR 417/1995,all’art. 33 parla di sale riservate allo studio del materiale manoscritto, raro o di pregio, speciale alle quali si può accedere secondo le modalità stabilite dal regolamento interno di ciascun istituto; si parla di possibilità di accesso a coloro che abbiano compiuto il diciottesimo anno di età, previo l’accertamento dell’identità e degli intenti del richiedente.
Nel 2014 il tema della pubblica fruizione del nostro patrimonio librario è stato ripreso all’articolo 38 del Regolamento  di organizzazione del Ministero dei beni e delle attività culturali: “le Biblioteche pubbliche statali svolgono funzioni di conservazione e valorizzazione del patrimonio bibliografico assicurandone la pubblica fruizione; ancora l’articolo 102 del Codice dei Beni Culturali del 2004 (Decreto Legislativo 22 gennaio,42)  recita “lo Stato, le regioni, gli altri enti pubblici territoriali ed ogni altro ente ed istituto pubblico, assicurano la fruizione dei beni presenti negli istituti e nei luoghi indicati nell’articolo 101” ; nell’articolo 101 si precisa che la biblioteca assicura la consultazione di libri, materiali e informazioni al fine di promuovere la lettura e lo studio. Il Codice fa riferimento all’art. 9 della Costituzione che recita “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione” (D.L.14.12.1974 n.657, convertito con modificazioni dalla Legge 29.1.1975, n.5).
Vastissima è oggi la bibliografia relativa alla concezione della biblioteca come istituzione destinata a tutti i cittadini, indipendentemente dai vari livelli culturali, volta quindi a soddisfare nella misura più larga possibile le esigenze dei singoli.
Nelle Linee di politica bibliotecaria per le autonomie, adottate nell’ottobre 2003 sono contenute indicazioni operative interessanti per agevolare il perseguimento di tali obiettivi.  Nell’introduzione al testo Il servizio bibliotecario pubblico: linee guida IFLA/ Unesco per lo sviluppo 2002, Philip Gill scrive” Queste linee guida sono state elaborate per aiutare i bibliotecari a sviluppare, in qualsiasi situazione, un servizio bibliotecario pubblico efficace, legato alle esigenze della comunità locale. Nel mondo dell’informazione, tanto stimolante quanto complesso, il loro successo sarà importante per tutti quelli che cercano il sapere, l’informazione e l’esperienza creativa. In particolare al cap.3.4.5 si legge che” la biblioteca pubblica sostiene la formazione per tutto l’arco della vita, cooperando con le scuole e con le altre istituzioni educative”; ancora al capitolo 3.4.8 si legge che la biblioteca pubblica dovrebbe porsi al centro della comunità se vuole giocare un ruolo importante nelle sue attività; ancora in 3.4.11. La biblioteca pubblica dovrebbe sostenere le attività che mettono le persone in condizioni di fare il miglior uso possibile delle moderne tecnologie e appoggiare le altre istituzioni che combattono l’analfabetismo e promuovono la conoscenza dei mezzi di comunicazione”. Nel saggio “Biblioteche, archivi e musei di ente locale: un dialogo impossibile”, (2010) Alberto Bettinazzi, inoltre, afferma che “il problema riguarda soprattutto la biblioteca di pubblica lettura: la percentuale della popolazione che frequenta i servizi è molto modesta. Si parla di crisi delle biblioteche pubbliche i cui elementi sono dovuti sicuramente al mancato sviluppo di un sistema nazionale della pubblica lettura, all’assenza di riconoscimento professionale, all’incapacità di diventare un autentico servizio “di massa”.
Ancora la Agnoli conferma che “la situazione italiana è negativa, perché scuole, università, biblioteche e altre istituzioni culturali sul territorio, oltre ad avere orari di funzionamento ridotti, non comunicano fra loro, non fanno sinergia, non costituiscono un ambiente globale dove i talenti possano svilupparsi e lavorare, anziché fuggire all’estero”. (A. Agnoli, Le piazze del sapere: biblioteche e libertà). Dalle pagine del Rapporto sulle biblioteche italiane 2013-2014, a cura di Vittorio Ponzani, si è rilevato che in questi ultimi tempi le biblioteche italiane sembrano avviate a un ineluttabile declino. Qualche prospettiva positiva si intravede nel riconoscimento della professione bibliotecaria ottenuta con la Legge n. 4/2013, che tuttavia non garantisce la concreta valorizzazione dell’utilità sociale di questa figura, in assenza di un forte radicamento delle biblioteche nelle dinamiche della società contemporanea.

Approfondimento tematico

Il nostro progetto di legge è volto a promuovere l’attività della lettura partendo dal principio che un libro è vivo solamente se c’è un lettore che lo fa rivivere. «Vuoi sapere, viandante, se il poeta vive dopo la morte? Tu leggi, ed ecco io parlo: la tua voce è la mia». “Vivere post obitum vatem vis nosse, viator? Quod legis, ecce loquor; vox tua nempe mea est. Questi due versi si prestano benissimo a illustrare la nuova vita del testo ad opera del lettore, ma per leggere bisogna educare alla lettura, e per questo riteniamo che la scuola e la biblioteca siano il luogo naturale dove il libro possa tornare a vivere, possa parlare ancora a tanti cuori, possa circolare tra i discorsi delle persone, essere il perno di una piccola comunità di lettori. Un libro può salvarti la vita in tutti sensi, può rappresentare davvero una salute per l’anima, come scrive Cristina Dell’Acqua. Enrico Castelli Gattinara, scrittore e autore del libro “Come Dante può salvarti la vita”, tutti i giorni deve trovare il modo per convincere i suoi ragazzi che conoscere serve. Per convincerli ad imparare a memoria qualche verso di Dante, egli racconta la storia di un uomo che grazie a quelle terzine è sopravvissuto al campo di concentramento. Primo Levi racconta, nel romanzo Se questo è un uomo, che dopo pochi giorni di vita nel lager nessuno più pensava al futuro o al passato, a chi era stato oppure a se e quando sarebbe stato liberato: ogni pensiero era rivolto al presente. La vita era guidata dall’istinto di sopravvivenza e spesso nemmeno questo bastava per non cadere nell’abisso; nel capitolo “Il canto di Ulisse”, in un tempo strappato all’altro tempo della morte, Levi ha l’occasione di insegnare l’italiano a un compagno e gli viene in mente di cominciare partendo da Dante, dal XXVI canto della Divina Commedia.  Levi vuole far capire all’amico che in quei versi, in quel racconto c’è qualcosa che va oltre il loro essere là in quel momento e confessa: “Come se anch’io lo sentissi per la prima volta: come uno squillo di tromba, come la voce di Dio. Per un momento, ho dimenticato chi sono e dove sono”. Anche la storia di Pinocchio, racconta Gattinara, ha salvato la vita a dei bambini arrivando in Kenya. Qui, a Nairobi, tra le capanne, le baracche con i tetti di lamiera, tra le stradine fangose, Marco Baliani, regista e attore teatrale, invitato da un operatore di Amref (un’organizzazione umanitaria non governativa), comincia a lavorare con i ragazzi su Pinocchio e la storia di Pinocchio sembra quasi la storia di un fratello con lo stesso destino: rischiare tutti i giorni di finire ammazzati, essere imbrogliati dagli adulti. La rappresentazione teatrale allestita successivamente, dal titolo “Pinocchio nero” è stata una specie di miracolo: per la prima volta dei ragazzini invisibili, difficili, senza speranza hanno trovato qualcosa cui dedicarsi anima e corpo in vista di un bene dell’anima. Pinocchio è stato capace di trasformare pezzi di legno ricoperti di stracci in bambini veri che hanno riscoperto la gioia di vivere.
Significativo, a questo proposito, è ricordare che durante la prima guerra mondiale migliaia di libri furono regalati ai soldati che andavano a riposo dai turni in trincea, agli ospedali e ai campi di prigionia. Nonostante ci fosse un vasto analfabetismo fra le truppe italiane, la lettura era uno stacco salutare per la mente e la psicologia dei combattenti: per cui doveva essere assolutamente incentivato. La Biblioteca di Brera, dal 1915 al 1918, rifornì le trincee di tutto il fronte con volumi, riviste, libri e opuscoli per un totale di 584.474 pezzi. La biblioteca d’Italia poi s’impegnò maggiormente in quest’opera tanto appoggiata e caldeggiata dal Ministero della Pubblica Istruzione e della Guerra. La rivista Pretex ha ripercorso, in occasione del centenario della Prima guerra mondiale, queste vicende.  (Mirella Mingardo, Leggere in trincea, “PreText”4 ottobre 2015).
La storia della trasmissione dei testi è stata accidentata, ha incontrato calamità, guerre, intemperie, persecuzioni, ma la tenacia di chi ha voluto trasmettere libri, mondi, pensieri, di chi ha sacrificato anche la vita per salvare determinate opere d’arte ha sfidato e ha vinto il tempo e gli uomini. Tuttavia, pur giunto a noi tra mille insidie e/o conservato in biblioteca, un libro e un’opera sono comunque morti se nessuno li legge più. Un giro nella nostra biblioteca scolastica ha svelato la presenza di testi rari, di autori importanti ma che non vengono più fatti rivivere con la lettura o con una nuova pubblicazione. Ci siamo chiesti cosa succederebbe se per una sfortunata circostanza questi libri venissero danneggiati o rubati. La nostra città perderebbe un patrimonio immenso, migliaia di autori scomparirebbero nell’oblio e la cosa più grave è che nessuno ci farebbe caso.  Se il libro è fuori catalogo, nessuno ha soldi e interesse a ripubblicarlo. Ma per fortuna o per amore, sono molti i lettori alla ricerca di tesori perduti e il desiderio di far conoscere un romanzo, una poesia che ci ha cambiato o salvato la vita spinge molti a creare club, a cercare libri in trasmissioni radiofoniche come Fahrenheit. Molte associazioni di volontariato, scuole, Comuni si sono mossi per fare della lettura e del libro uno strumento di riscatto. A Palermo la biblioteca Giufà è la prima risposta al degrado e all’isolamento di una periferia grazie al lavoro di squadra di volontari, associazioni ed enti locali. L’ideatrice Mariangela Di Gangi ha dichiarato che “la più grande deprivazione di chi vive in questo quartiere è non avere il vocabolario per rappresentare ciò che devono dire”. Sempre a Palermo, nel quartiere popolare afflitto da varie problematiche sociali, Ballarò, la volontà degli amministratori, unita a quella dei cittadini, ha permesso di ristrutturare degli stabili di pregio ma in disuso, come quelli afferenti alla chiesa settecentesca della Confraternita degli Algozirii. Per contrastare la deriva di un centro storico, fortemente degradato, nel quale ancora vivono tante famiglie povere, che hanno resistito alla deportazione verso i quartieri periferici, l'Associazione di promozione sociale Le Balate ha deciso di aprire e gestire una biblioteca ragazzi, manifestando atto di resilienza e sfida alla cultura imperante del disfattismo. I volontari si sono impegnati per offrire proposte di qualità e dall'alto potere educativo per attrarre bambini e ragazzi verso la lettura, il gioco e la relazione e lo scambio di esperienze all'interno “spazio urbano pacificato” dove tutti, a cominciare dai bambini, possono trovare libri, si possono incontrare, intrecciare relazioni e intessere speranze.
A Milano, invece, c’è una piccola biblioteca che gira per la città due volte alla settimana per portare libri a lettori speciali, i senzatetto che dormono per strada. Chi non ha una casa ha bisogno non solo di mangiare e di ripararsi dal freddo ma anche di amicizia, e di qualcosa di cui parlare. Ronda della Carità e Solidarietà ONLUS hanno organizzato un punto dove si può scegliere qualcosa da leggere. L’idea è di un volontario dell’associazione ed è un’iniziativa importante perché attraverso la lettura si riesce a instaurare una relazione con l’altro. Il libro giusto al momento giusto può far scoprire a ciascuno delle potenzialità e delle risorse di cui era solo in parte consapevole. I libri possono creare segrete corrispondenze e possono mostrare una realtà che altrimenti non si riesce a cogliere.
Tante iniziative in tutta Italia testimoniano questo interesse e questo desiderio di condividere il piacere di leggere e tanti privati hanno inventato operazioni di successo, come il caso del maestro Antonio La Cava (di Ferrandina, in provincia di Matera). Da 15 anni va in giro per le scuole della Basilicata portando ai bambini il piacere della lettura. Libri colorati e grandi classici, tutti a bordo del suo “Bibliomotocarro”, un Ape che procede lento ma inesorabile. «La lentezza aiuta in un mondo in cui si va sempre di fretta», spiega il maestro, che ha fatto di tutto per rendere il Bibliomotocarro accogliente e confortevole. Ai lati gli scaffali con i libri, all'interno un piccolo spazio dove i più piccoli possono sedersi per leggere e ascoltare storie. Dentro e fuori, le sembianze di una casa. Uno spaccato di un mondo contadino in via di estinzione, l'aspetto familiare di un mezzo che deve la sua forza proprio alla sua semplicità.
Un’altra esperienza da valorizzare è quella della Biblioteca Vivente, nata come esperienza di dialogo interculturale per poter conoscere realtà di vita diverse dalla propria. Consente di sperimentare sulla propria pelle il superamento del pregiudizio nei confronti del “diverso da sé”, contribuendo a creare una cultura più aperta e disponibile al dialogo, che non discrimini le persone in base alla loro origine etnica, alla religione, alle convinzioni personali, al genere, all’orientamento sessuale, all’età o alla condizione di disabilità.
Una Human Library funziona come qualsiasi biblioteca: ci sono i libri da prendere in prestito, il catalogo dei titoli disponibili, i bibliotecari e una sala lettura con sedie e tavoli per la consultazione, e infine lettori e lettrici. I libri sono però persone in carne ed ossa che si assegnano un titolo a partire da un aspetto della propria identità, che spesso le porta a subire pregiudizi e discriminazioni. Ogni lettore può prenotare un libro a scelta dal catalogo per una conversazione di circa mezz’ora, durante la quale i libri raccontano la propria esperienza di vita rispondendo alle domande poste dai lettori.
La prima esperienza di biblioteca vivente è stata realizzata nel 2000 dall’associazione danese Stop The Violence e si è poi diffusa in Europa e nel resto del mondo. Nel 2005 il Consiglio d’Europa ha elaborato un vademecum della Biblioteca Vivente a disposizione di associazioni e istituzioni comunali che volessero allestire nel proprio territorio questi eventi.
Attraverso queste ed altre esperienze abbiamo scoperto così il modello della biblioteca sociale, una biblioteca come luogo quotidiano, amichevole, “quasi una propaggine della casa”. Troppo spesso, però, come ha fatto la Agnoli nel testo Le piazze del sapere, biblioteche e libertà, è stato sottolineato come le biblioteche siano ormai diventate un luogo per specialisti e non assolvano più alla loro vera e propria missione, cioè quella di fornire risorse e servizi in una varietà di mezzi per soddisfare i bisogni di gruppi e individui per quel che riguarda l'istruzione, l'informazione e lo sviluppo individuale (inclusi svago e tempo libero). Inoltre la possibilità di accedere mediante il proprio PC di casa o dispositivo mobile a libri, dizionari, enciclopedie, musica e film di ogni genere sembrerebbe rendere superflua la visita alla biblioteca locale.
Moltissime sono le proposte e le iniziative realizzate in Italia per rivalutare la funzione sociale della biblioteca e il suo legame con la comunità. Sono state realizzate moltissime biblioteche sul modello di quelle europee come in Svezia, in Danimarca, come quella di San Giovanni a Pesaro, ma  nonostante tutto l’“emergenza lettura” persiste: gli italiani si attestano sempre a livelli piuttosto modesti e sempre al di sotto della media dei 27 paesi dell’Unione Europea: oltre la metà della popo-lazione non legge nemmeno un libro all’anno e le statistiche precisano che la maggior parte dei letto-ri sono lettori saltuari, mentre quelli forti, che leg¬gono più di un libro al mese, rappresentano solo un’esigua percentuale del totale. Altri Paesi para¬gonabili al nostro fanno registrare percentuali di lettori ben più elevate (dati Eurobarometro): il 61% in Spagna, il 63% in Francia, il 73% in Austria, l’80% in Germania e Gran Bretagna, il 90 % in Svezia. Le nuove tecnologie, in teoria, dovrebbero rendere più accessibili i testi e a prezzi migliori, ma anche se tutto il patrimonio librario fosse messo a disposizione sulla rete, se poi non vengono forniti strumenti concreti non se ne favorisce l’accesso universale. Ci si chiede anche se il libro cartaceo sia destinato a morire. Se lo chiede Paolo Costa nell’articolo che apre il terzo numero della rivista Pretext. Gli esempi che abbiamo riportato sopra e il dibattito tra gli addetti ai lavori, la nuova legge sulla promozione della lettura ci dicono di no. A sostegno della nostra convinzione riportiamo le riflessioni di una delle più note neuroscienziate cognitiviste della University of California di Los Angeles, Maryanne Wolf. Nel suo libro, Lettore, vieni a casa, la studiosa sostiene “che la rivoluzione digitale ha aumentato la quantità di parole in cui ci imbattiamo quotidianamente, ma a discapito della «lettura profonda», quella che mette in moto i circuiti del cervello e sviluppa il nostro senso critico. Se cambia l’attenzione durante la lettura, il problema non è da poco, perché può influire sulla qualità del nostro pensiero. Noi leggiamo anche per sapere di non essere soli, per entrare nelle vite degli altri e capirne le ragioni, per fare esperienze per le quali non basterebbero dieci vite. Ne usciamo meno impauriti, meno aggressivi, più tolleranti e meglio disposti a comprendere. La «lettura profonda» ci rafforza emotivamente e intellettualmente. Quando sprofondiamo in un romanzo, si attivano le regioni del cervello che sovrintendono alle azioni e alle emozioni dei suoi personaggi: il vestito di seta di Emma Bovary, ad esempio, attiva le aree del tatto. Cosa può accadere ai nativi digitali abituati a consumare informazioni sempre più velocemente, senza la possibilità di fare esperienze di «lettura profonda»? Uno studio del Massachusetts Institute of Technology ha rilevato, a partire dal nuovo millennio, una diminuzione del livello di empatia fra i giovani americani del 40 per cento, con un picco negli ultimi dieci anni. Empatia significa essere connessi in maniera corretta con il mondo che ci circonda: è il nostro «laboratorio morale», l’antidoto alla cultura dell’indifferenza. La lettura, inoltre, è cumulativa: più abbiamo conoscenze sedimentate dentro di noi, meno siamo in balia delle sollecitazioni esterne. Se il nostro patrimonio interiore si svuota, diventeremo più suggestionabili, ci faremo guidare in modo acritico, non distingueremo le informazioni corrette da quelle sbagliate. Ancor peggio, conclude Maryanne Wolf, non ci importerà granché di cosa sia giusto e di cosa no”. (“PreText” 5 novembre 2016).