Il lavoro (e il suo valore) al centro del processo di integrazione.

  • Pubblicato il 17/03/2019
  • da L. L. - Isernia

Il lavoro può essere una leva decisiva per il processo di integrazione.
Essere inseriti in un contesto lavorativo permette alle persone di apprendere più velocemente la lingua, le abitudini, le regole sia implicite che esplicite del luogo in cui si trovano. Fanno esperienza di ciò che nella migliore delle ipotesi apprenderebbero tra le mura di un’aula. Allo stesso tempo, il lavoro permette di rafforzare la fiducia in se stessi, di costruire un legame con la comunità e il territorio in cui ci si trova a vivere.
Se in generale l’accesso al mercato del lavoro risulta complesso, per i migranti, lo è ancora di più. Per loro, alle difficoltà ordinarie si aggiungono ragioni di carattere burocratico e sociale tra cui il riconoscimento dei titoli di studio, le spesso scarse relazioni con la comunità ospitante, e la conoscenza del contesto.
Avviare un’impresa diventa in molti casi un modo per superare ostacoli e pregiudizi. Secondo le organizzazioni intervistate, i lavoratori immigrati sono spesso più disposti ad accettare i rischi connessi al lavoro autonomo. Questo per ragioni che vanno dalla necessità di garantirsi una continuità lavorativa (a cui è legato ad esempio il permesso di soggiorno), alla possibilità di mettere in gioco le proprie competenze e conoscenze a prescindere dal fatto che queste siano riconosciute da un datore di lavoro.

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