Un pò di storia delle nostre aree umide

  • Pubblicato il 17/04/2019
  • da G. A. - Sant'Antioco (CA)

Nel corso delle nostre ricerche sulle aree umide di Sant’Antioco è emerso che fin dal neolitico recente (dal 3300 al 2432 a.C.) in queste zone vi erano degli insediamenti umani come testimoniano le tracce abitative rimaste (fondi di capanne, materiali litici e ceramici), tracce architettoniche (come le domus de janas ) e culturali ( i menhirs di Su Para e Sa Mangia).
I nuragici erano un popolo di guerrieri, pastori e pescatori. Tracce della loro presenza, oltre ai nuraghi ormai del tutto smantellati, si ritrovano in specchi d’acqua salmastr. Non sono del tutto chiarite le vere ragioni che portarono in seguito all’abbandono di questi luoghi per molti secoli. La decadenza dell’Impero Romano, le incursioni dei pirati, malattie,
cambiamenti climatici, sono tra le ipotesi più accreditate. Le paludi presero ad un certo punto il sopravvento inghiottendo i resti materiali delle antiche civiltà. Soltanto dopo il ripopolamento dell’isola di Sant’Antioco avvenuto tra il 1740 e il 1754, le saline sono state concesse, in qualità di sub-feudo a Giovanni il Porcile un capitano della marina sabauda (1781) che aveva assunto il titolo di contmdi Sant’Antioco. Dell’alta produttività dell’area umida di Sant’Antioco nel XIX secolo si fa menzione di alcuni testi degli studiosi del tempo.
La costruzione della strada di collegamento tra Sant’Antioco e San Giovanni Suergiu, dal 1864 ha comportato però l’ostruzione di alcune comunicazioni esistenti tra le lagune del territorio di Sant’Antioco. Altri interramenti sono stati necessari tra il 1905 e il 1926 per la costruzione di una ferrovia. Nel 1957 Sant’Antioco diventa un’importante polo industriale nella parte sud occidentale della Sardegna, in un’area di circa 40 ettari, con l’ impresa della Baroid (produzione barite) la Sardamag (produzione ossido di magnesio) e l’azienda delle saline dei Monopoli di Stato favorendo l’occupazione di circa 500 lavoratori in una popolazione di 10000 abitanti. Acido solforico e calce mescolati con acqua di mare, impiegata nei processi di produttivi della Sardamag, sono stati scaricati nella laguna provocandone un gravissimo inquinamento. La riapertura dell’istmo di Sant’Antioco nel 1981 determina il ripopolamento ittico delle nostre lagune (cozze, vongole, muggini, orate, sparlotte, triglie ecc…) mentre vi prosegue fino al 2001 il libero inquinamento atmosferico con ossido di magnesio e calcio. La moderna salina artificiale marittima con la meccanizzazione rivoluziona la tecnica produttiva per la raccolta, l’ammassamento e il trasporto del sale. Le campagne di raccolta meccanizzata del sale, a partire da questo periodo, divennero pluriennali (anziché annualmente si attuarono ogni 3 o 4 anni)) e i forti spessori della crosta di sale (anche 50 cm) furono frantumati, estratti e raccolti (fino a 50 mila tonnellate) con l’impiego di escavatori, camion e però pochi operai. La crisi del commercio del sale negli ultimi anni ha portato ad una drastica diminuzione della sua produzione e oggi, con impianti ormai in disuso, si parla di dismissione delle saline, di utilizzo degli attuali bacini evaporanti per la pratica di un’acquacoltura a carattere estensivo e semintensivo e per stabilimenti termali con utilizzo delle Acque e dei fanghi a fini terapeutici.
Lungo la costa orientale dell’isola di Sant’Antioco si estende inoltre lo Stagno di Is Pruinis ( 100 ha ca. di specchio d’acqua) in cui un tempo vigneti e giardini lambivano le sue coste, mentre la pesca vi era praticata con ottimi risultati. Smembrata la sua superficie interna con argini e canali, per decenni ha poi ricevuto acque e fanghi industriali dalla Sardamag (idrati e carbonati di calcio), con intensa sedimentazione e annientamento di ogni forma di vita. La proliferazione di piccole attività produttive e discariche di ogni genere ha finito per mortificare le prerogative ambientali e paesaggistiche dell’area. La vegetazione alofila presente in essa è stata determinante per l’inserimento di questo habitat tra i S.I.C.
Vi sono state tuttavia recenti alterazioni in seguito all’installazione di moderni impianti per l’allevamento dei pesci e alla creazione di vasconi a terra. Sono in progetto ulteriori “bonifiche” del salicornieto.


Luca Basciu
https://drive.google.com/open?id=1vlD4bfHAgBL0mK1KG3oIi0uU3NuX_Qi7

Commenti (1)

  • il 01/05/2019
    G. M. - Sant Antioco (SU)
    ha commentato:

    Grazie ai progetti che i nostri insegnanti ci hanno permesso di partecipare svolgendo diverse ricerche abbiamo avuto una conoscenza ulteriore sul nostro paese partendo dagli anni passati fino ad oggi.