Poesie per non dimenticare: gli occhi della speranza

  • Pubblicato il 30/03/2019
  • da M. F. - Aprilia (LT)

Gli alunni della classe IIB, nel progetto “Sono un bambino in fuga … sono un rifugiato” hanno prodotto delle poesie dopo la visione di immagini, filmati e dopo aver ascoltato molte storie di immigrati raccontate in classe oppure viste in televisione.
Un esercizio di poesia che ha liberato nei ragazzi sentimenti profondi, scaturiti dall'empatia che si è instaurata tra le vite degli immigrati e le loro.

La morte negli occhi

In quegli occhi ormai stanchi,
un bambino,
chiuso in una gabbia,
scruta l’immenso,
e immerso nei suoi sogni di speranza,
giace sfinito sul filo mortale.

Uno sguardo d’auspicio,
un desiderio
nei suoi occhi scorre vivace,
il pensiero di un futuro,
lo riempie nel cuore,
ma dopo un sospiro,
tutto tace,
e lo sconforto torna a galla,
nel lago della disperazione.
Di Alessandro Pizzo

Nelle mani della speranza

Nulla ci mettono
anime innocenti come noi
a piangere, a soffrire.

Non avranno mai paura
di mostrare i sentimenti
già affrontati in passato.

Loro combattono, loro lottano.

Ogni giorno e ogni ora
sfidano il destino per salvarsi,
ma sanno che si salveranno

perché speranza e coraggio
dentro loro non moriranno.
Di Andrea Piazzese


Gli occhi dell’innocenza

Occhi innocenti e puri
condannati dalla crudeltà umana,
occhi di un bambino
cresciuto troppo in fretta
che, invece dell’amore e della pace,
conosce solo odio e guerra,
vuole fuggire dal suo paese
il suo mondo lo fa soffrire,
cerca solo un futuro migliore
un mondo a colori
pieno solo d’amore.
Di Martina Giacoppo

La tristezza

La tristezza, ti divora
arriva non ti lascia
se la combatti da solo
la tristezza ti fa piangere,
rendendoti forte,
ma ti abbatte anche.
Occhi che vediamo,
occhi pieni di lacrime,
e occhi pieni di forza,

che giudicano e ti mangiano
ma poi si spengono anche loro
e il ciclone colpisce tutti.
Di Fabrizio Ruocco

Occhi della speranza

Occhi spenti, tristi stanchi e sofferenti,
di un bimbo che cerca la libertà,
voglia di andare avanti,
vivere, e non restare lì.
Fugge dalla morte
per la guerra e per la fame,
in cammino per una speranza di vita,
ma quella rete ostruisce il suo cammino.
Paura di salire su una barca
verso una destinazione non precisa,
paura di affrontare una vita
e un mondo che non gli appartiene
paura di non riuscire ad arrivare
sano e salvo da quel viaggio,
viaggio della speranza
e di una vita migliore.
Di Floriana Mazzella Di Bosco

Commenti (1)

  • il 26/04/2019
    M. F. - Aprilia (LT)
    ha commentato:

    Il lavoro sull'empatia, svolto in classe, ha portato alla stesura di versi molto significativi che rendono perfettamente quanto l’argomento trattato abbia scosso i loro cuori.